lunedì 18 febbraio 2008

Inizia il viaggio

Mi chiamo Pick. Abito in un boulevard, una road, una viuzza, un vicolo.
Ho tanti anni, ma proprio tanti sapete? Ricordo le guerre, ricordo schiavi e musicisti, ricordo studenti e politici… ricordo i piedi nudi del sud america, ricordo. Chi mi vuole, chi mi desidera, chi mi vorrebbe e chi non mi ha, Chi mi cerca ma non mi trova, chi mi trova e poi deve cercarmi. Chi cerca trova dice il vecchio, perdio sono qui. Piccolo ma sono qui.
E si, la mi vita non è semplice, non lo è mai stata.
Mio padre è regale, possente, tutto d’un pezzo. Ricorco che aveva fondato il movimento per la lotta continua a favore del TESSUTO meno pregiato. Noi eravamo tanti e ricordo che entrai nel movimento di mio padre che ero molto piccolo. Insieme a me altri piccoli amici e fratelli, tutti uniti per uno stesso scopo. Un piccolo ma importante ideale. In fondo la guerra la si faceva tutti, questo è vero. Noi eravamo in prima linea sulla terra secca e chi non faceva parte del movimento, bè, aveva imparato a conoscere il parquet. Perdonatemi se non riesco a capire cosa fosse meglio. Ma mio padre, lui si che sapeva ragionare. Quindi, ho deciso. Meglio in prima linea, e uno a zero per papà.

Vennero anni duri, ho imparato un po’ di storia e non dai libri.. questi non riesco a sfogliarli. Ho vissuto ed imparato, perché per fortuna una qualità la ho anch’io.
Un giorno il mio vecchio saggio mi prese per l’elastico, il mio è nuovo nuovo e tutto rigoglioso, mai tirato più di tanto. Mi prese e mi portò in giro per il mondo. Lui aveva paura di volare ed io non sapevo cosa volesse dire "volare". Ma del resto non c’era scelta, non siamo sempre noi a decidere. Mio padre era capace a scegliere sempre il miglior compagnio di viaggio, aveva sbagliato solo una volta.
Non chiedetemi dove si sta andando, immaginate il posto dove non vorreste mai essere. Bè, noi andammo lì.
Volo e lo consolo! Ecco cosa vuol dire volare, è bello. Mi piace. Certo dal mio punto di vista non riesco a scrutare ogni angolo di cielo. Otto ore, me le ricordo perché ho imparato a contare tenendo conto del tempo che passava. Riuscivo a vedere una stella, e l’ho vista per tutto il viaggio. Adesso sono convinto che il giorno non esista, solo notte e sempre. E’ vero, oggi c’è il sole, ma quella notte così lunga.. sempre la stella. Non capisco, a volte il Mondo gira proprio in un modo che non potrò mai capire. Oggi quella stella non la vedo più, c’è il sole. Ma a me sembra una straordinaria eccezione. Mio padre mi ha spiegato che forse la mia stella si è spenta e mi ha fatto uno strano discorso sulla vita delle stelle. Dice che forse è morta tanti anni fa ed io le ho rubato gli ultimi istanti di luce. Ma la mia stella sono sicuro che sia ancora lì. Sono sicuro che durante il ritorno la ritroverò o lei ritroverà me. Sono sfortunato, è vero, ma non tanto al punto da poter credere che l’unica amica fedele si sia spenta seguendomi. Coraggio, ridete con me, devo convincermi che sia così. Papà, hai sbagliato. Lei è Jecky, ed è bella.





"I believe I can fly. I believe I can touch the sky. I think about it every night and day, spread my wings and fly away”


Il viaggio è finito. Vedo mio padre a tratti, lui è sempre un passo più avanti di me. Sorride, almeno credo.
Ragazzi, siamo in America! Gambe in spalla e così sia. Siamo capitati bene, devo ammetterlo. Oddio che caldo però. I prossimi giorni della mia vita, da musicista!
Papà e Pick, a tratti insieme, a tratti seprati. Hello boys.

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